venerdì 5 giugno 2009

7 giugno SS.Trinità


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Domenica della SS. Trinità

Domenica 7 giugno 2009



1. Orazione iniziale

Signore Gesù, invia il tuo Spirito, perché ci aiuti a leggere la Scrittura con lo stesso sguardo, con il quale l' hai letta Tu per i discepoli sulla strada di Emmaus. Con la luce della Parola, scritta nella Bibbia, Tu li aiutasti a scoprire la presenza di Dio negli avvenimenti sconvolgenti della tua condanna e della tua morte. Così, la croce che sembrava essere la fine di ogni speranza, è apparsa loro come sorgente di vita e di risurrezione.
Crea in noi il silenzio per ascoltare la tua voce nella creazione e nella Scrittura, negli avvenimenti e nelle persone, soprattutto nei poveri e sofferenti. La tua Parola ci orienti, affinché anche noi, come i due discepoli di Emmaus, possiamo sperimentare la forza della tua risurrezione e testimoniare agli altri che Tu sei vivo in mezzo a noi come fonte di fraternità, di giustizia e di pace. Questo noi chiediamo a Te, Gesù, figlio di Maria, che ci hai rivelato il Padre e inviato lo Spirito. Amen.

2. Lettura: Matteo 28,16-20

a) Una chiave di lettura:

La liturgia della domenica della Santissima Trinità riporta gli ultimi versetti del Vangelo di Matteo (Mt 28, 16-20). All'inizio del Vangelo, Matteo presentava Gesù come Emmanuele, Dio con noi (Mt 1,23). Ora, nell'ultimo versetto del suo Vangelo, Gesù comunica la stessa certezza: "Sono con voi fino alla fine del mondo" (Mt 28,20). Questo era il punto centrale della fede delle comunità degli anni ottanta (dC), e continua ad essere il punto centrale della nostra fede. Gesù è l'Emmanuele, Dio con noi. E' anche la prospettiva per adorare il mistero della SS. Trinità.

b) Il testo:

16 Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro fissato. 17 Quando lo videro, gli si prostrarono innanzi; alcuni però dubitavano. 18 E Gesù, avvicinatosi, disse loro: "Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. 19 Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, 20 insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo".

3. Momento di silenzio orante

perché la Parola di Dio possa entrare in noi ed illuminare la nostra vita.

4. Alcune domande

per aiutarci nella meditazione e nell'orazione.

a) Qual è il punto che più ha richiamato la tua attenzione nel testo? Perché?
b) Qual è l'immagine di Gesù che questo testo ci comunica?
c) In quale maniera il mistero della Trinità appare in questo testo?
d) In Atti 1,5 Gesù annuncia il battesimo nello Spirito santo. In Atti 2,38 Pietro parla del battesimo nel nome del Signore Gesù. Qui si parla del battesimo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Qual'è la differenza tra queste tre affermazioni, o si tratta di uno stesso battesimo?
e) Qual è esattamente la missione che Gesù conferisce agli Undici? Quale è oggi la missione delle nostre comunità come discepoli e discepole di Gesù? Secondo il testo, dove possiamo trovare la forza e il coraggio per compiere la nostra missione?

5. Una chiave di lettura

per approfondire il tema.

i) Il contesto:

Matteo scrive per le comunità giudeo-cristiane di Siria-Palestina. Erano criticate dai fratelli giudei che affermavano che Gesù non poteva essere il messia promesso e, pertanto, il loro modo di vivere era sbagliato. Matteo cerca di offrire un sostegno per la loro fede e le aiuta a comprendere che Gesù è realmente il messia che è venuto a realizzare le promesse fatte da Dio in passato, attraverso i profeti. Un riassunto del messaggio di Matteo alle comunità si trova nella promessa finale di Gesù ai discepoli, che meditiamo in questa domenica della SS. Trinità.

ii) Commento del testo:

* Matteo 28,16: La prima e ultima apparizione di Gesù risorto agli Undici discepoli.
Gesù apparve anzitutto alle donne (Mt 28,9) e, attraverso le donne, fece sapere agli uomini che dovevano andare in Galilea per vederlo di nuovo. In Galilea avevano ricevuto la prima chiamata (Mt 4, 12.18) e la prima missione ufficiale (Mt 10,1-16). E' là, in Galilea, che tutto ricomincerà di nuovo: una nuova chiamata, una nuova missione! Come nell'Antico Testamento, le cose importanti accadono sempre sulla montagna, la Montagna di Dio.

* Matteo 28,17: Alcuni dubitavano.
Al vedere Gesù, i discepoli si prostrano davanti a lui. La prostrazione è la posizione di chi crede e accoglie la presenza di Dio, anche se essa sorprende e oltrepassa la capacità umana di comprensione. Alcuni, pertanto, dubitano. Tutti i quattro Evangeli accentuano il dubbio e l'incredulità dei discepoli di fronte alla risurrezione di Gesù (Mt 28,17; Mc 16,11.13.14; Lc 24,11.24.37-38; Gv 20,25). Serve a mostrare che gli apostoli non erano stati ingenui, e per animare le comunità degli anni ottanta (dC) che avevano ancora dei dubbi.

* Matteo 28,18: L'autorità di Gesù.
"Mi è stato dato ogni potere sulla terra". Frase solenne che assomiglia molto a quell'altra affermazione: "Tutto mi è stato dato dal Padre mio" (Mt 11,27). Simili sono alcune affermazioni di Gesù riportate nel vangelo di Giovanni: "Sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani" (Gv 13,3) e "Tutto ciò che è mio è tuo e tutto ciò che è tuo è mio" (Gv 17,10). La stessa convinzione di fede riguardo a Gesù traspare nei cantici conservati nelle lettere di Paolo (Ef 1,3-14; Fil 2,6-11; Col 1,15-20). In Gesù si manifestò la pienezza della divinità (Col 1,19). Questa autorità di Gesù, nata dalla sua identità con Dio Padre, dà fondamento alla missione che gli Undici stanno per ricevere ed è la base della nostra fede nella SS. Trinità.

* Matteo 28,19-20ª: La triplice missione.
Gesù comunica una triplice missione: (1) far discepole tutte le nazioni, (2) battezzarle nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo e (3) insegnar loro ad osservare tutto quello che aveva comandato.
a) Diventare discepolo/discepola: Il discepolo convive con il maestro e da questo impara nella convivenza quotidiana. Forma comunità con il maestro e lo segue, cercando di imitare il suo modo di vivere e di convivere. Discepolo è quella persona che non assolutizza il proprio pensiero, ma è sempre disposto ad imparare. Come il "servo di Yahvé", il discepolo, la discepola, tende l'orecchio per ascoltare quello che Dio ha da dire (Is 50,4).
b) Battezzare nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito santo: La Buona Novella di Dio che Gesù ci ha portato è la rivelazione che Dio è il Padre e che pertanto tutti siamo fratelli e sorelle. Questa nuova esperienza di Dio, Gesù l'ha vissuta e ottenuta a nostro vantaggio con la sua morte e risurrezione. E' il nuovo Spirito che egli ha diffuso sui seguaci nel giorno di Pentecoste. In quel tempo, essere battezzato in nome di qualcuno significava assumere pubblicamente l'impegno di osservarne il messaggio annunciato. Per cui, essere battezzato nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito santo era lo stesso che essere battezzato nel nome di Gesù (At 2,38) e lo stesso che essere battezzato nello Spirito Santo (At 1,5). Significava e significa assumere pubblicamente l'impegno di vivere la Buona Novella che Gesù ci ha dato: rivelare attraverso la fraternità profetica che Dio è Padre e lottare perché siano superate le divisioni e le separazioni tra gli esseri umani, e affermare che tutti siamo figli e figlie di Dio.
c) Insegnare ad osservare tutto quello che Gesù ha ordinato: Non insegniamo dottrine nuove né nostre, ma riveliamo il volto di Dio che Gesù ci ha rivelato. E' da questo che deriva tutta la dottrina che ci fu trasmessa dagli apostoli.

* Matteo 28,20b: Dio con noi fino alla fine dei tempi.
Questa è la grande promessa, la sintesi di tutto quello che è stato rivelato fin dall'inizio. E' il riassunto del Nome di Dio, il riassunto di tutto l'Antico Testamento, di tutte le promesse, di tutte le aspirazioni del cuore umano. E' il riassunto finale della buona novella di Dio, trasmessa dal Vangelo di Matteo.


iii) La storia della rivelazione del Nome di Dio Uno e Trino:

Un nome, quando lo si sente per la prima volta, è appena un nome. Ma nella misura in cui si convive con la persona, il nome diviene la sintesi della persona. Quanto maggiore è la convivenza con la persona, tanto maggiore sarà il significato e il valore del suo nome. Nella Bibbia Dio riceve molti nomi e molti titoli che esprimono ciò che egli significa o può significare per noi. Il nome proprio di Dio è YHWH. Questo nome appare già nella seconda narrazione della creazione, nella Genesi (Gen 2,4). Ma il suo significato profondo (risultato di una lunga convivenza attraverso i secoli, e passato anche per la "notte oscura" della crisi dell'esilio in Babilonia) è descritto nel libro dell'Esodo in occasione della vocazione di Mosè (Es 3, 7-15). La convivenza con Dio lungo i secoli diede significato e densità a questo nome di Dio.
Dio disse a Mosè: "Vai a liberare il mio popolo" (Es 3,10). Mosè ha paura e si giustifica fingendo ragioni di umiltà: "Chi sono io?" (Es 3,11). Dio risponde: "Vai! Io sarò con te" (Es 3,12). Anche se sa che Dio starà con lui nella missione di liberare il popolo oppresso dal faraone, Mosè ha paura e si giustifica nuovamente, domanda sul nome di Dio. Dio risponde riaffermando semplicemente quello che stava dicendo: "Io sono colui che sono". Ossia, certamente sono con te, di questo non puoi dubitare. E il testo continua dicendo: "Dirai al popolo: Io-Sono mi ha mandato a voi!". E termina concludendo: Questo è il mio nome per sempre: questo è il titolo con cui sarò ricordato di generazione in generazione" (Es 3,14-15).
Questo breve testo, di grande densità teologica esprime la convinzione più profonda della fede del popolo di Dio: Dio è con noi. Egli è l'Emmanuele. Presenza intima, amica, liberatrice. Tutto questo si riassume nelle quattro lettere YHWH del nome che noi pronunciamo come Yahwhè: Egli è in mezzo a noi. E' la stessa certezza che Gesù comunica ai discepoli e discepole nella promessa finale sulla montagna: "Sarò con voi tutti i giorni, fino alla fine dei tempi" (Mt 28,20). La Bibbia permette di avere dubbi di tutto, meno di una cosa: del Nome di Dio, cioè della presenza di Dio in mezzo a noi, espressa dal suo stesso nome Yahwhè: "Egli è in mezzo a noi". Il nome Yahwhè appare più di 7000 volte, solamente nell'Antico Testamento! E' lo stoppino della candela attorno alla quale si collocò la cera delle storie.
Il tragico successe (e continua a succedere) quando nei secoli posteriori all'esilio in Babilonia, il fondamentalismo, il moralismo e il ritualismo fecero sì che, poco a poco, quello che era una volto vivo e amico, presente e amato, diventasse una figura rigida e severa, appesa, indebitamente, nelle pareti della Sacra Scrittura, e che faceva crescere paura e distanza tra Dio e il suo popolo. Così negli ultimi secoli prima di Cristo, il nome YHWH non si poteva più pronunciare. Al suo posto, si diceva Adonai, tradotto poi con Kyrios, che significa Signore. La religione strutturata attorno alla osservanza delle leggi, il culto centrato nel tempio di Gerusalemme e la chiusura nella razza, crearono una nuova schiavitù che soffocava l'esperienza mistica e impediva il contatto con il Dio vivo. Il Nome che doveva essere come un vetro trasparente per rivelare la Buona Novella del volto amico e attraente di Dio, diventò uno specchio che mostrava solamente la faccia di colui che in esso si rimirava. Tragico inganno dell'auto-contemplazione! Non bevevano più direttamente dalla fonte, ma dall'acqua imbottigliata dai dottori della legge. Fino ad oggi continuiamo a bere molta acqua dal deposito, e non dalla sorgente.
Con la sua morte e risurrezione Gesù tolse le chiusure (Col 2,14), ruppe lo specchio dell'auto-contemplazione idolatra e aprì di nuovo la finestra attraverso la quale Dio ci mostra il suo volto e ci attrae a sé. Citando un cantico della comunità, san Paolo proclama nella lettera ai Filippesi: "Gesù ha ricevuto un nome che è al di sopra ogni altro nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore" (Fil 2, 9-11). Nel giorno di Pentecoste Pietro terminò il suo primo annuncio rivelando la grande scoperta che l'esperienza della risurrezione aveva significato per lui: "Che tutto il popolo sappia: Dio ha costituito Gesù Cristo Signore". Gesù morto e risorto, è la rivelazione che Dio, lo stesso di sempre, è e continua ad essere YHWH (Adonai, Kyrios, Signore), presenza intima, amica e liberatrice in mezzo al suo popolo, vincitore di ogni barriera, anche della propria morte. A partire da Gesù e in Gesù, il Dio dei padri, che sembrava tanto distante e severo, acquistò i tratti di un Padre buono, pieno di tenerezza. Abba! Padre Nostro! Per noi cristiani, la cosa più importante non è confessare che Gesù è Dio, ma testimoniare che Dio è Gesù! Dio si fa conoscere in Gesù. Gesù è la chiave per una nuova lettura dell'Antico Testamento. Egli è il nuovo Nome di Dio.
Questa nuova rivelazione del Nome di Dio in Gesù è frutto della totale gratuità dell'amor di Dio, della sua fedeltà al proprio Nome. Ma può giungere fino a noi, questa fedeltà, grazie all'obbedienza totale e radicale di Gesù: "Obbediente fino alla morte, e alla morte di croce" (Fil 2,8). Gesù giunse a identificarsi in tutto con la volontà di Dio. Egli stesso disse: "Io faccio sempre quello che il Padre mi comanda" (Gv 12,50). "Il mio cibo è fare la volontà del Padre" (Gv 4,34). Per questo egli è totale trasparenza, rivelazione del Padre: "Chi vede me vede il Padre!" (Gv 14,9). In lui abitava la "pienezza della divinità" (Col 1,19). "Io e il Padre siamo una cosa sola" (Gv 10,30). Questa obbedienza non è facile. Gesù ha avuto momenti difficili, nei quali giunse a gridare: "Passi da me questo calice!" (Mc 14,36). Come dice la lettera agli Ebrei: "Con forti grida e lacrime supplicò colui che poteva salvarlo da morte" (Ebr 5,7). Vinse per mezzo dell'orazione. Per questo diventò per noi rivelazione e manifestazione piena del Nome, di quello che il Nome significa per noi. L'obbedienza di Gesù non è di tipo disciplinare, ma è profetica. E' azione rivelatrice del Padre. Per mezzo di essa, si spezzarono i vincoli e si squarciò il velo che nascondeva il volto di Dio. Si aprì per noi un nuovo cammino fino a Dio. Meritò per noi il dono dello Spirito che egli ci ottiene quando lo chiediamo al Padre nel suo nome nella preghiera (Lc 11,13). Lo Spirito è acqua viva che egli ci meritò con la sua risurrezione (Gv 7,39). E' attraverso il suo Spirito che egli ci istruisce, rivelando il volto di Dio Padre (Gv 14,26; 16,12-13).

6. Salmo 145 (144)

Gesù realizza il Regno

O Dio, mio re, voglio esaltarti
e benedire il tuo nome
in eterno e per sempre.
Ti voglio benedire ogni giorno,
lodare il tuo nome
in eterno e per sempre.

Grande è il Signore e degno di ogni lode,
la sua grandezza non si può misurare.
Una generazione narra all'altra le tue opere,
annunzia le tue meraviglie.
Proclamano lo splendore della tua gloria
e raccontano i tuoi prodigi.
Dicono la stupenda tua potenza
e parlano della tua grandezza.
Diffondono il ricordo della tua bontà immensa,
acclamano la tua giustizia.
Paziente e misericordioso è il Signore,
lento all'ira e ricco di grazia.
Buono è il Signore verso tutti,
la sua tenerezza si espande su tutte le creature.

Ti lodino, Signore, tutte le tue opere
e ti benedicano i tuoi fedeli.
Dicano la gloria del tuo regno
e parlino della tua potenza,
per manifestare agli uomini i tuoi prodigi
e la splendida gloria del tuo regno.
Il tuo regno è regno di tutti i secoli,
il tuo dominio si estende ad ogni generazione.

Il Signore sostiene quelli che vacillano
e rialza chiunque è caduto.
Gli occhi di tutti sono rivolti a te in attesa
e tu provvedi loro il cibo a suo tempo.
Tu apri la tua mano
e sazi la fame di ogni vivente.

Giusto è il Signore in tutte le sue vie,
santo in tutte le sue opere.
Il Signore è vicino a quanti lo invocano,
a quanti lo cercano con cuore sincero.
Appaga il desiderio di quelli che lo temono,
ascolta il loro grido e li salva.
Il Signore protegge quanti lo amano,
ma disperde tutti gli empi.

Canti la mia bocca la lode del Signore
e ogni vivente benedica il suo nome santo,
in eterno e sempre.

7. Orazione Finale

Signore Gesù, ti ringraziamo per la tua Parola che ci ha fatto vedere meglio la volontà del Padre. Fa' che il tuo Spirito illumini le nostre azioni e ci comunichi la forza per eseguire quello che la Tua Parola ci ha fatto vedere. Fa' che noi, come Maria, tua Madre, possiamo non solo ascoltare ma anche praticare la Parola. Tu che vivi e regni con il Padre nell'unità dello Spirito Santo, nei secoli dei secoli. Amen.


a cura dei Carmelitani

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Atto d'offerta all'Amore misericordioso di Dio.
J. M. J. T.
Offerta di me stessa come vittima d'olocausto all'Amore misericordioso del Buon Dio.

Mio Dio! Trinità beata, desidero amarti e farti amare, lavorare per la glorificazione della santa Chiesa, salvando le anime che sono sulla terra e liberando quelle che sono nel purgatorio. Desidero compiere perfettamente la vostra volontà e arrivare al grado di gloria che m'avete preparato nel tuo regno. In una parola, desidero essere santa, ma sento la mia impotenza e ti domando, o mio Dio, di essere tu stesso la mia santità. Poiché mi avete amata fino a darmi il tuo unico Figlio perché fosse il mio salvatore e il mio sposo, i tesori dei suoi meriti appartengono a me ed io ve li offro con gioia, supplicandoti di non guardare a me se non attraverso il volto di Gesù e nel suo cuore bruciante d'amore. Ti offro inoltre tutti i meriti dei Santi (che sono in cielo e sulla terra), i loro atti d'amore e quelli dei santi Angeli; ti offro infine, o beata Trinità, l'amore e i meriti della santa Vergine, mia madre diletta. A lei abbandono la mia offerta e la prego di presentarvela. Il suo Figlio divino, mio sposo diletto, nei giorni della sua vita mortale, ci ha detto: "Tutto ciò che domanderete al Padre in nome mio, ve lo darà!". Sono dunque certa che esaudirete i miei desideri; lo so, mio Dio, più volete dare, più fate desiderare. Sento nel mio cuore desideri immensi e ti chiedo con tanta fiducia di venire a prendere possesso della mia anima. Ah! non posso ricevere la santa comunione così spesso come vorrei, ma, Signore, non siete l'onnipotente?... Restate in me come nel tabernacolo, non allontanateti mai dalla vostra piccola ostia...Vorrei consolarti dell'ingratitudine dei cattivi e ti supplico di togliermi la libertà di dispiacerti. Se qualche volta cado per mia debolezza, il tuo sguardo divino purifichi subito la mia anima consumando tutte le mie imperfezioni, come il fuoco che trasforma ogni cosa in se stesso...Ti ringrazio, o mio Dio, di tutte le grazie che m'avete accordate, in particolare di avermi fatta passare attraverso il crogiolo della sofferenza. Sarò felice di vederti comparire, nel giorno finale, con lo scettro della croce. Poiché ti sei degnato di darmi come eredità questa croce tanto preziosa, spero di rassomigliare a te nel cielo e di veder brillare sul mio corpo glorificato le sacre stimmate della vostra passione. Dopo l'esilio della terra, spero di venire a goderti nella patria, ma non voglio ammassare dei meriti per il cielo, voglio lavorare solo per tuo amore, con l'unico scopo di farti piacere, di consolare il tuo Sacro Cuore e di salvare anime che ti ameranno eternamente. Al crepuscolo di questa vita, comparirò davanti a te a mani vuote, perché non ti chiedo, Signore, di contare le mie opere. Tutte le nostre giustizie hanno macchie ai vostri occhi (Is 64,6). Voglio quindi vestirmi della tua Giustizia e ricevere dal Tuo Amore il possesso eterno di Te stesso. Non voglio nessun altro Trono e nessun’ altra Corona che te, mio Diletto… Ai tuoi occhi il tempo non è nulla; un giorno solo è come mille anni (Sal 89,4), tu poi quindi in un istante prepararmi a comparire davanti a te...Affinchè io possa vivere in un atto di perfetto amore, MI OFFRO COME VITTIMA D'OLOCAUSTO AL TUO AMORE MISERICORDIOSO, supplicandoti di consumarmi senza posa, lasciando traboccare nella mia anima i flutti d'infinita tenerezza che sono racchiusi in te, e così possa diventare martire del tuo amore, o mio Dio!...Che questo martirio, dopo avermi preparata a comparire davanti a Te, mi faccia infine morire e la mia anima si slanci senza alcuna sosta verso l'eterno abbraccio del tuo amore misericordioso...Voglio, o mio Diletto, ad ogni battito del cuore rinnovarti questa offerta un numero infinito di volte, fino a che, svanite le ombre, possa ridirti il mio amore in un faccia a faccia eterno!

Maria Francesca Teresa del Bambino Gesù e del Volto Santo di Gesù
rel. carm. ind.
Festa delta Santissima Trinità,
il 9 giugno dell'anno di grazia 1895

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Il Rosario è composto di venti "misteri" (eventi, momenti significativi) della vita di Gesù e di Maria, divisi dopo la Lettera Apostolica Rosarium Virginis Mariae, in quattro Corone.

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«Questa indicazione non intende tuttavia limitare una conveniente libertà nella meditazione personale e comunitaria, a seconda delle esigenze spirituali e pastorali e soprattutto delle coincidenze liturgiche che possono suggerire opportuni adattamenti» (Rosarium Virginis Mariae, n. 38).

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